Sciopero della fame per ex impiegati di albergo abusivo
Continua lo sciopero della fame per i cento dipendenti dell'albergo "Tiberio Palace" di Napoli, i quali il 12 febbraio, dopo che il tribunale di Napoli ne ha disposto l'immediato sequestro per presunti abusi edilizi, hanno ricevuto le lettere di licenziamento
I dipendenti dell'albergo "Tiberio Palace" di Napoli stanno attuando uno sciopero della fame per protestare contro il loro licenziamento dovuto al sequestro dell'immobile disposto dal tribunale di Napoli per presunti abusi edilizi.
Con oggi, i 100 dipendenti, arrivano al terzo giorno di digiuno e fanno sapere di aver ottenuto un incontro con rappresentanti del Comune e della Prefettura ai quali chiederanno, in attesa che la vicenda legale venga chiarita del tutto, di riaprire la struttura per evitare che il loro posto di lavoro e altre decine di attività legate all'indotto vadano perduti.
"Questo albergo - dice uno dei manifestanti in presidio davanti all'ingresso chiuso - ha portato lavoro, turisti e speranza nel quartiere della periferia est, dove prima, a parte le prostitute e travestiti, c'era il deserto". La scommessa di investire in questa zona degradata, dopo l'apertura dell'albergo, era stata accettata anche da alcuni commercianti che avevano aperto o rinnovato le loro attività. "Alla nostra protesta - aggiunge il portavoce dei lavoratori - si è aggiunta anche quella dei commercianti del quartiere. Hanno paura come noi per le loro famiglie e sanno benissimo che se chiude il Tiberio chiudono anche loro".
Con oggi, i 100 dipendenti, arrivano al terzo giorno di digiuno e fanno sapere di aver ottenuto un incontro con rappresentanti del Comune e della Prefettura ai quali chiederanno, in attesa che la vicenda legale venga chiarita del tutto, di riaprire la struttura per evitare che il loro posto di lavoro e altre decine di attività legate all'indotto vadano perduti.
"Questo albergo - dice uno dei manifestanti in presidio davanti all'ingresso chiuso - ha portato lavoro, turisti e speranza nel quartiere della periferia est, dove prima, a parte le prostitute e travestiti, c'era il deserto". La scommessa di investire in questa zona degradata, dopo l'apertura dell'albergo, era stata accettata anche da alcuni commercianti che avevano aperto o rinnovato le loro attività. "Alla nostra protesta - aggiunge il portavoce dei lavoratori - si è aggiunta anche quella dei commercianti del quartiere. Hanno paura come noi per le loro famiglie e sanno benissimo che se chiude il Tiberio chiudono anche loro".